SI STA CERCANDO DI FAR PASSARE COME NORMALE NEI
CONFRONTI DI UNA PERSONA AUTISTICA UNA PRASSI CHE HA TUTTI I CONNOTATI DEL
MALTRATTAMENTO
Dalla lettura di alcuni articoli pubblicati in difesa del
comportamento degli educatori della Casa di Alice con nostra grande costernazione abbiamo potuto constatare come il “contenimento” nella
tristemente famosa “stanza azzurra”sia
da molti considerato una prassi del tutto normale e consolidata nelle strutture
che ospitano persone autistiche. Noi genitori, in attesa che la giustizia
faccia il suo corso, respingiamo fermamente questo squallido tentativo di
minimizzare i fatti accaduti, e ci sentiamo profondamente offesi dalle ignobili
parole di queste persone che stigmatizzano i nostri figli dipingendoli come
violenti ed aggressivi. Come se i
ragazzi autistici stessi fossero i veri colpevoli della situazione, poiché
non lascerebbero agli operatori altra alternativa che la violenza, per cercare
di fermare un loro eventuale comportamento problematico.
La nostra decisione di costituirci parte civile, insieme
all’associazione Magica-Mente Noi e l’Autismo Onlus, non è una crociata contro la Casa di Alice, ma un modo di
far sentire a quei genitori e ragazzi la nostra vicinanza concreta, e di
sottoporre in modo deciso all’attenzione delle Istituzioni la nostra grande
preoccupazione che questo episodio non costituisca un caso isolato, ma sia più
frequente di quello che si vuole immaginare nelle strutture che ospitano
persone con fragilità, dai disabili agli anziani, alle persone con problemi di
salute mentale. Nel nostro caso, inoltre, al dolore del sospetto si aggiunge anche la triste
consapevolezza che la maggior parte delle persone autistiche non riesce ad
esprimere in modo comprensibile il proprio disagio, e, pur potendo manifestare
una certa aggressività nei momenti di crisi, rimane del tutto inerme di
fronte ai maltrattamenti.
Come genitori ci aspetteremmo che, in una struttura
accogliente, qualora gli educatori si trovino in difficoltà, normalmente condividano
i loro problemi con le famiglie, così da poter elaborare insieme (personale,
coordinatori, genitori) strategie efficaci per attenuare le situazioni di disagio.
Ma se invece non esiste alcun tipo di collaborazione con i familiari, ormai
universalmente riconosciuti come fondamentali
co-protagonisti nel progetto di vita del proprio figlio, nè umana empatia o
coscienza, anche avendo la migliore formazione degli educatori (fortemente auspicata)
non si potranno ottenere i risultati sperati.
Siamo ben consapevoli che prendersi cura (non amiamo i
termini “gestire”, “trattare”…) dei nostri figli non sia semplice, ed è proprio
per questo che da quando è stato avviato il “Progetto Autismo Marche” ci siamo sempre posti a fianco degli
educatori, persone come noi in prima linea, impegnandoci con tutti gli
strumenti a nostra disposizione per ottenere l’apertura
del Centro di Riferimento Regionale per
Adolescenti ed Adulti Autistici, corrispettivo del Centro di Riferimento
Regionale per l’Età Evolutiva già avviato da anni. Questo perché siamo sempre
stati coscienti che, in mancanza di un polo operativo di riferimento e
coordinamento, le varie strutture del territorio regionale non avrebbero mai
potuto costituire quella rete di progettazione, scambio e sostegno che tutti
auspicavamo nella delibera con cui il Progetto Autismo è stato concepito.
Purtroppo il Centro non è stato ancora attivato, ma finalmente
le Istituzioni si sono rese conto che esso debba avere necessariamente priorità
massima nell’attuazione della “Legge Regionale per i Disturbi dello Spettro
Autistico” di prossima presentazione in aula. In
questa legge, inoltre, noi genitori
abbiamo chiesto che vengano istituiti Comitati
di controllo con la possibilità di esserne parte integrante per
garantire la tutela
della salute e della serenità dei nostri figli in tutte le sue accezioni. Infatti
semplici controlli istituzionali preannunciati, anche se fossero effettuati,
non sono sicuramente sufficienti a darci rassicurazioni.
Ragazzi, adulti, e
anche bambini autistici vivono in un mondo di ansia e timore del futuro e quest’ansia andrebbe placata attraverso
strategie personalizzate di comunicazione atte sia a rassicurare che a fornire strumenti
che permettano loro di affrontare con la massima serenità possibile una vita
non certo facile.
LA COLPA E’
DELLA STANZA?.....
Abbiamo
letto e ascoltato fiumi di falsità sulla presunta responsabilità del Progetto Autismo stesso su quanto accaduto a
Grottammare, perché in esso sarebbero previste obbligatoriamente “stanze di
contenimento” nelle strutture, e a questo proposito, da Associazione che ha
partecipato alla redazione del progetto stesso, riteniamo necessario fare un
minimo di chiarezza.
I fatti sono questi:
Ai tempi dell'avvio del progetto noi genitori avevamo
fatto presente alla Regione che le strutture per disabili (Centri Diurni e
Residenziali, non dedicati all'autismo perchè non ce n'erano) respingevano
sistematicamente le domande di inserimento dei nostri figli perchè troppo
difficili da gestire. Così erano state elaborate alcune facilitazioni per
favorire l'inserimento stesso.
Tra le più significative vogliamo menzionare:
- finanziamento ai
Centri diurni e ai Residenziali di un monte ore settimanale di presenza di un
educatore, formato con specifici corsi e in rapporto 1:1, a totale carico della
Regione, dietro presentazione di un progetto ri-abilitativo personalizzato;
- -finanziamento della ristrutturazione di una stanza, in
cui il ragazzo potesse lavorare al suo programma ri-abilitativo in qualche
momento delle sue ore di rapporto 1:1, qualora l'ambiente circostante fosse
troppo disturbante dal punto di vista sensoriale. La stanza stessa poteva
essere utilizzata dall'educatore per meglio superare eventuali momenti di
crisi, allontanando temporaneamente il ragazzo dal gruppo e permettendogli di
rilassarsi e calmarsi, ovviamente sotto controllo costante.
Riportiamo per correttezza stralci dalle Delibere:
Nella DGR 1891 del 29/10/2002, per intenderci
la prima delibera che dava l'avvio al Progetto Autismo Marche, si prevedeva una
stanza in questi termini: "…..una stanza per il lavoro strutturato in
funzione di specifici apprendimenti (autonomie, competenze cognitive, utilizzo
di strumenti informatici, attività comunicative, attività pre-lavorative, ecc.);….".
Una successiva delibera attuativa, la DGR n. 1206 dell'8/09/2003 prevede:
“…….I lavori di riadattamento dell’immobile devono
consentire di ricavare una stanza per svolgere attività individuali con
l’ospite autistico e per gestire eventuali momenti di crisi.
La stanza deve avere una dimensione di non meno di 12mq,
disporre di adeguata aerazione ed illuminazione e non presentare punti
pericolosi.
La dotazione di attrezzature ed arredi, considerando la
tipologia di utenza cui va destinata, deve essere minimale e prevedere
esclusivamente: un tavolo, due sedie, un divanetto, uno o due scaffali con
rotelle…….”
Mai nelle delibere viene menzionata una
stanza “di contenimento” completamente priva di arredi in cui rinchiudere il
ragazzo autistico; non solo: da quelle frasi si evince senza ombra di
dubbio come tale stanza sia concepita per finalità e modalità di utilizzo che
nulla hanno a che vedere con quelle attuate nella giustamente famigerata
“stanza azzurra” della Casa di Alice…..
ANGSA MARCHE
20/07/2014
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