Servizi sociosanitari diurni e residenziali. Continua l’emarginazione dei più deboli con l’indegno percorso di concentrazione e istituzionalizzazione
L’emergenza
coronavirus di questo anno e mezzo non ha fermato il percorso volto alla
concentrazione dei servizi diurni e residenziali ed alla conseguente emarginazione
dei soggetti più deboli (disabilità, salute mentale, persone con demenza,
anziani non autosufficienti).
Il
tracciato, avviato dalla giunta Ceriscioli, con le delibere sui nuovi requisiti
di autorizzazione del luglio 2020,
prosegue con perfetta continuità con la nuova giunta Acquaroli.
L’ultima
perla è la dichiarazione di compatibilità, ai fini dell’autorizzazione da parte
della regione Marche (Decreto 48 del 23
settembre), di una struttura sita a Rapagnano (provincia di Fermo) per la
realizzazione, da parte della società di costruzioni Castellani e Gelosi con
sede a Terni, di un “complesso sanitario” di 3 palazzine (75+60+40) per complessivi 175 posti: 155
residenziali e 20 diurni. Destinatari: anziani non autosufficienti e con
demenza, disabili, persone con disturbi mentali.
I posti
sono così distribuiti: 70 di Cure intermedie (30+40), 6 di riabilitazione
intensiva, 39 di Rsa disabili (all’interno dell’atto erroneamente si fa
riferimento alla categoria “non autosufficienza” che farebbe pensare ad
anziani), 20 di diurno per persone con demenza, per la salute mentale: 21 di
riabilitazione intensiva e 19 di residenza protetta.
Non ci
interessa in questa fase entrare in alcuni aspetti regolamentari sui quali
avremo occasione di ritornare.
Chi
riteneva che il problema riguardasse la possibilità di accorpamenti illimitati
per le strutture già attive è servito. Il diabolico meccanismo che determina la
possibilità di attivare posti autorizzabili secondo il fabbisogno, e la
sostanziale mancanza di regole dettate dalla totale assenza di orizzonti di
politica sociale, determina un sistema ad incastri che porta a mostri come
questi.
Prospettive
di questo genere possono essere assunte solo da chi concepisce le politiche
sociali (intese come interventi riguardanti sia la sanità che l’assistenza
sociale) al pari di una qualunque attività commerciale. Una deriva vergognosa e
inaccettabile. Qualcuno magari dirà che
autorizzare non significa contrattualizzare (per i non addetti: convenzionare),
ma gran parte di questi posti potranno esserlo e, comunque, solo chi è capace
di assemblare matematicamente, ma è
lontano dalla realtà dei servizi, può concepire l’autorizzazione di 70 posti di
cure intermedie (una sostanziale post acuzie) in un unico territorio, o 39
posti di residenza sanitaria per disabili. (alla faccia dei “moduli” da massimo
20!).
Presidente
Acquaroli e assessore Saltamartini, cosa significa per voi servizi “territoriali,
inclusivi, comunitari”? Che idea di servizi avete? Non è bastata la lezione
della pandemia con gli effetti drammatici riscontrati in molte strutture
residenziali per avviare una riflessione su questo settore? Le Marche e le
persone che necessitano di sostegni e servizi non meritano politiche di questo
tipo. Chi le promuove dovrebbe essere consapevole della gravissima
responsabilità che si sta assumendo.
ANGSA (Associazione Nazionale Genitori Persone Autistiche) Marche
ACLI (Associazione cristiana lavoratori italiani) Marche
Fondazione Paladini, Ancona
Cooperativa Papa Giovanni XXIII, Ancona
Gruppo Solidarietà, Moie di Maiolati (An)
UILDM (Unione italiana lotta distrofia muscolare) Ancona
28 settembre 2021
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